L'immagine qui sopra è stata adattata alla sezione aurea con l'unico scopo di crearne un titolo di presentazione.
Cliccando qui potrete trovare l'originale con le giuste proporzioni.
Questo primo articolo nasceva con l’intento di mettere in questione quello che da tempo ritengo essere un argomento estremamente sopravvalutato e fuorviante: la sezione aurea.
Nella mia esperienza personale non ho mai seguito questa regola, affidandomi più ad una cultura visuale che ad una regola riprodotta in molti manuali. La ricerca per scrivere un articolo che non fosse solamente un’opinione personale, ma supportata da dati attendibili mi ha portato tuttavia a rivalutare parzialmente la questione.
Prima di tutto è necessario chiarire che cosa sia la sezione aurea. Trattasi di un rapporto fra dimensioni, scoperto dal matematico italiano Leonardo Pisano detto Fibonacci (1170 - 1242), ricorrente in molti elementi naturali come ad esempio nella spirale delle conchiglie, nella disposizione dei semi di girasole e delle foglie su di un ramo.
Questo rapporto fra dimensioni, applicato alle arti figurative viene spesso declinato con il nome di spirale di Fibonacci, meglio conosciuta come sezione aurea o rapporto aureo ed è rappresentato come segue:
Probabilmente se siete arrivati fino a qui è perchè già ne avevate sentito parlare e non vi sto dicendo nulla di nuovo. E’ infatti di comune opinione che sovrapponendo la spirale aurea a diverse opere d’arte si possa scoprire come molti artisti abbiano fatto in modo che l’attenzione ricadesse nella parte terminale della spirale.
Si possono trovare innumerevoli articoli e libri che trattano l’argomento e portano esempi molto dettagliati di opere che seguono pedissequamente questo principio.
Non è assolutamente nelle mie intenzioni sbugiardare un tale fenomeno di massa, ma offrire un punto di vista alternativo.
Per meglio spiegare le riflessioni che mi hanno portato a scrivere un articolo sull'argomento dovrò fare alcune picole digressioni. Un argomento che mi affascina sempre molto sono le teorie complottiste. Se ne possono trovare di incredibili in rete, alcune anche molto credibili per quante prove vengono portate a supporto della tesi espressa. Si tralascia tuttavia sempre un dettaglio non trascurabile: tendiamo inevitabilmente a cercare informazioni che ci diano ragione, scartando invece quelle che confutano o vanno contro la nostra opinione.
Questo significa che siamo noi stessi a cercare la sezione aurea nelle immagini, stupendoci quando troviamo delle perfette sovrapposizioni. Raramente si parla invece di tutte quelle immagini che, anche non rientrando in questa categoria, comunque ci affascinano o vengono ritenute piacevoli allo sguardo.
Facendo una breve ricerca di immagini su internet si possono facilmente selezionare alcune immagini a cui è possibile applicare il modulo di sezione aurea.
Donald Trump in Portsmouth, N.H., on April 27.
Matthew Cavanaugh/Getty Images
Tutti questi esempi partono da immagini che non si adattano perfettamente alla sezione aurea, in quanto il formato della fotografia differisce dal rapporto in questione. Basta però trovare un punto dove questa evidenzi un dettaglio e ritagliare l’immagine per adeguarla correttamente.
Immagino che se queste immagini finissero nell’articolo sbagliato si potrebbe convincere non poche persone che i poteri politici raffigurati stiano usando il rapporto aureo per convincerci a votarli. Una risposta erroneamente molto facile.
E forse proprio questo è quanto cerchiamo nella sezione aurea: una regola che possa in qualche modo dare una risposta inequivocabile al perché rimaniamo affascinati o colpiti da alcune immagini rispetto ad altre.
Per puro vezzo ho adattato alcune altre immagini, di grandi fotografi, in modo che ritagliandole potessero essere conformate all’argomento in questione. Non è un caso che per questo esempio abbia scelto un fotografo italiano particolare: Oliviero Toscani. Procedendo nell’articolo spiegherò in maniera più approfondita il motivo di questa scelta.
Ad una prima analisi parrebbe che il noto fotografo italiano faccia un ampio uso del rapporto di Fibonacci. Tutte le immagini riportate sembrano adattarsi perfettamente alla spirale aurea. Ripeto un’ulteriore volta: le immagini sono state ritagliate per adattarsi perfettamente al rettangolo aureo. In origine non avevano le stesse proporzioni.
Inevitabilmente però si è portati a vedere come i soggetti ritratti finiscano con l’essere in qualche modo perfettamente all’interno della spirale.
In tutte le immagini tuttavia avanzava una grossa porzione che è stata tagliata via. Sopra, sotto e di lato, quindi la decisione di far ricadere il rettangolo aureo in quel preciso punto è stata guidata da dove meglio poteva raccogliere un particolare o adattarsi ai soggetti.
Basti pensare che generalmente queste fotografia sono stampate su fogli A4 o a doppia pagina. Si tratta sempre di un rettangolo, con proporzioni diverse da quello aureo. Trattandosi tuttavia di due rettangoli, è facile trovare delle sovrapposizioni.
Solamente porzioni di spirale però svolgono il compito di guidare lo sguardo. Le porzioni che invece non raccolgono in alcun modo parte dell’immagine tendiamo ad evitare di considerarle. Perchè?
Nella prima immagine ad esempio il centro della spirale ci si aspetterebbe essere esattamente nell’incontro delle labbra dei soggetti essendo quello il punto in cui il contesto dell’immagine subisce un’azione di distruzione di un concetto.
Stessa cosa nella quarta fotografia.
La seconda immagine è invece emblematica, poiché parrebbe che in entrambe le direzioni la sezione aurea svolga il suo dovere mettendo l’accento sul foro che si crea tenendo il pugno chiuso. Attenzione: grosse porzioni di immagine sono state tagliate per far ricadere il centro della spirale in quel punto.
Un altro esempio di cui si è lungamente parlato è la Monnalisa. Pare infatti che Leonardo Da Vinci abbia tenuto in ampia considerazione il rettangolo aureo nella realizzazione della sua opera più famosa.
La domanda che sorge però rimane la stessa: perchè la spirale è posizionata in quel preciso punto? Perchè farla partire dal polso piuttosto che da un qualsiasi altro punto?
Quindi ho provato a posizionare il modulo in posizioni differenti.
In questo esempio sembra infatti non ricadere su alcun punto di interesse.
E’ però doveroso specificare che in diverse opere di Leonardo sembra ritornare un uso costante della sezione aurea. I motivi in questo caso possono essere molteplici: Da Vinci aveva realizzato delle illustrazioni per il libro di Luca Pacioli “de divina proportione” trattante proprio il rapporto aureo. Inoltre diverse parti dell’anatomia umana si possono inscrivere nel rettangolo in questione. Questo dato indica quindi che il maestro italiano abbia tenuto in forte considerazione questa regola, ma non la rende universale o applicabile in maniera spasmodica a qualsiasi concetto. Naturalmente non è nemmeno possibile affermare il contrario.
Ancora qualche esempio utilizzando le fotografie di un altro grandissimo fotografo: Gregory Crewdson. Questa volta le immagini a cui è stata applicato lo schema non sono state ritagliate.
Si può notare come in alcune immagini una parte della sezione finisca con il sovrapporsi a qualche dettaglio rilevante o al soggetto stesso. In altri casi invece questo non avviene o avviene parzialmente solamente posizionando la spirale in modo che vada a centrare a forza qualcosa.
Perchè?
In fotografia, guardando nel viewfinder (o semplicemente applicando la griglia digitalmente sullo schermo) si può vedere una griglia che divide l’immagine in 9 sezioni. Questa viene generalmente riconosciuta come la “regola dei terzi”. Questa griglia si avvicina moltissimo alle posizioni possibili del centro della spirale aurea. Non è una perfetta sovrapposizione, ma è molto vicina. Già quindi tenendo in considerazione questa griglia si possono realizzare immagini che inevitabilmente possono anche essere adattate alla sezione aurea.
Si impara infatti quasi subito in fotografia a tenere i soggetti decentrati per dare un maggior spazio al contesto e bilanciare meglio l’immagine.
Ma non basta a rendere un’immagine piacevole, interessante o di valore artistico.
Questo perché ci sono più elementi che danno queste qualità ad un’immagine (sia questa fotografica o meno). Alcune di queste sono: contesto, contrasto, colore, vettori, significazione, focus.
Le foto riportate prima di Toscani sono un lampante esempio di contesto e significazione. Solamente per l’individuo che abbia una cultura che gli permetta di riconoscere gli usi e costumi dei personaggi ritratti l’immagine diventa potente e piena di significato. Si potrebbe anche parlare di contrasto non solo nell’abbinare i colori (chiaro/scuro che già crea un contrasto visivo), ma anche culturale. Queste immagini risultano quindi affascinanti quindi proprio perchè vanno ad intervenire su più livelli. Inoltre la composizione, sfruttando la regola dei terzi, che come detto prima molto si avvicina alla seziona aurea, aiuta a guidare l’occhio dello spettatore. Ma se togliessimo tutti gli elementi di significazione, contrasto, colore, focus, contesto, l’immagine avrebbe lo stesso impatto?
Sarebbe una fotografia di due individui che si baciano (nel caso della prima e dell’ultima) a cui probabilmente non dedicheremo più di un secondo.
Arriviamo alle conclusioni: la sezione aurea può aiutare nella composizione di un’immagine? E’ un metodo affidabile per realizzare delle fotografie impattanti o dall’alto contenuto estetico?
La risposta purtroppo non può essere una regola, proprio come il contrario non dovrebbe esserlo. Qualsiasi pensiero che influenzi la realizzazione di un’immagine ed aiuti nell’ordinare gli elementi rappresentati può aiutare ad ottenere una fotografia caratteristica, ma non ne determina inequivocabilmente la bellezza.
Avere un’idea precisa prima di scattare può favorire la buona riuscita di uno scatto. Questo lo hanno imparato molto bene coloro che vengono dalla fotografia analogica, dove ogni fotogramma scattato aveva un costo. Il digitale ha permesso di poter realizzare 1000 fotografie senza alcun costo e tra quelle scegliere lo scatto migliore. Tuttavia questo porta nel pensiero del fotografo un pericoloso nemico: l’affidarsi al caso più che alla costruzione preventiva dell’immagine nella propria testa. Da qui forse deriva il bisogno di ridurre tutto ad una regola che possa giustificare la bellezza (o la bruttezza) di un’immagine.